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Prima notte in carcere per Maurizio Di Gati, arrestato sabato ad Agrigento. Domani potrebbe comparire in un processo. Le reazioni alla cattura.
Notiziario di Lunedì 27 Novembre 2006

Continuiamo con la cronaca, passiamo all’arresto del boss della mafia agrigentina, Maurizio Di Gati, catturato sabato notte in un casolare vicino a Favara. Di Gatti faceva parte dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia. Già nella giornata di ieri è stato trasferito al carcere Pagliarelli di Palermo.
Potrebbe già comparire domani, davanti ai giudici del Tribunale di Agrigento, nell’ambito del processo Alta Mafia, in cui è imputato, Maurizio Di Gati, boss di Cosa nostra agrigentina, arrestato dai Carabinieri sabato notte in un casolare nei pressi di Favara, dopo una latitanza durata sette anni. Potrebbe comparire in video conferenza dal carcere palermitano di Pagliarelli, dove in un cella ha trascorso, in isolamento, la prima notte. Di Gati è stato sorpreso all’interno di un’abitazione grezza di contrada Pioppitello. Da almeno 10 giorni gli inquirenti avevano individuato il covo. A mezzanotte di sabato il blitz, fulmineo, che ha sorpreso il boss che non ha avuto il tempo di reagire. Non ha avuto il tempo di usare la pistola che aveva con sé. S’è lasciato ammanettare senza problemi. E’ il terzo superlatitante agrigentino finito nella rete della giustizia in poco più di un anno. Nell’estate 2005 le catture prima di Joseph Focoso, spietato killer di cosa nostra e poi dell’empedoclino Luigi Putrone, entrambi arrestati all’estero. Maurizio Di Gati, invece, come si convine ad un boss di rango si nascondeva praticamente a casa sua, a pochi chilometri da Racalmuto, paese dal quale ha iniziato la scalata sino al vertice di Cosa Nostra. Scettro, però, che ha dovuto cedere, per pausa di essere ucciso. La storia è nota: per la carica di capo di Cosa Nostra agrigentina erano in corsa lo stesso Di Gati e il campobello Giuseppe Falzone. Il primo sponsorizzato da Nino Giuffrè, braccio destro di Provenzano il secondo dal padrino della Cupola in persona. Un’elezione però stroncata dal blitz della Polizia che fece irruzione in un casolare di S. Margherita Belice interrompendo il summit di mafia. Di Gati capì la situazione e fece un passo indietro. Un gesto che evitò, hanno detto gli inquirenti, una nuova stagione di sangue in provincia di Agrigento. Una guerra che qualcuno avesse voluto fare iniziare con l’uccisione di Carmelo Milioti, avvenuto dentro una sala da barba di Favara, un chiaro avvertimento nei confronti di Di Gati. A capo della mafia agrigentina, dunque, c’è ora Giuseppe Falzone, latitante da 9 anni e, assieme all’empedoclino Gerlandino Messina, nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia.
E ci sono ancora reazioni di esponenti politici all’arresto di Di Gati. Per il presidente della provincia Fontana la cattura di Di Gati è l’ennesima prova della professionalità e dell’impegno dei carabinieri nella dura lotta alla mafia. Dello stesso tenore la dichiarazione del capogruppo dell’mpa all’Ars, Roberto Di Mauro, per il quale la cattura di Di Gati rappresenta anche un’occasione per smuovere le coscienze civili. Combattere Cosa Nostra, conclude, è un impegno, ma anche un dovere di tutti. Da parte sua Nuccio Cusumano, dell’Udeur, rivolge complimenti al comandante dei carabinieri e ai magistrati della Dda, aggiungendo che occore proseguire nella stessa direzione. Un grazie alle forze dell'ordine e ai magistrati che si sono prodigati per la cattura di Di Gati esprime anche il deputato UDC, Decio Terrana, mentre per per il presidente dell’Unione Industriali di Agrigento, Giuseppe Catanzaro, è l’occasione utile per ribadire che l’impegno e la professionalità di quanti operano per garantire il rispetto delle regole e la sicurezza della Collettività non può e non deve essere considerato un valore dei soli addetti ai lavori.
 
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