Notiziario di Sabato 24 Settembre 2005
Troppi schizzi di fango hanno macchiato la sua memoria, quella di Salvatore Cavallaro, ucciso assieme a Salvatore Capraro il 12 agosto scorso, al Villaggio Mosè, in circostanze ancora misteriose. E così la moglie, Assunta Di Giorgio e il padre, Calogero Cavallaro, oggi hanno deciso di scendere in campo a difesa dell’integrità morale del loro congiunto. Per non essere ucciso una seconda volta. Assunta Di Giorgio e Calogero Cavallaro, assistiti dall’avvocato Basilio Vella, hanno presentato una denuncia-querela alla magistratura. Per chiedere giustizia, ma soprattutto per invocare verità e per difendere l’immagine di Salvatore descritto come un malavitoso, vicino ad ambiente dello spaccio di droga. Era un uomo onesto e un serio lavoratore, lo descrivono inevce i familiari, del tutto estraneo alla malavita. E soprattutto un ottimo marito e padre di due bambine. Il duplice omicidio, sin dal primo momento, era stato attribuito a un regolamento di conti nell’ambito del traffico di droga. Salvatore Cavallaro, ci tengono a sottolineare i congiunti, è stata vittima inconsapevole di una violenta aggressione e che il legame con l’altra vittima, Salvatore Capraro, era un semplice rapporto di conoscenza e non di sodalizio criminale. La denuncia presentata agli organi giudiziari intende propagandare la verità dei fatti, e rovesciare l’idea che gli agrigentini hanno maturato sulla vicenda. Gli organi inquirenti si stanno muovendo per accertare la responsabilità penale degli assassini, per fare luce su quello che è passato come il giallo di Ferragosto. Una carneficina, come si ricorderà, avvenuta in una tranquilla notte d’estate al Villaggio Mosè, il 12 agosto scorso, all’interno di una villetta di Contrada Fagotto, di proprietà di Salvatore Capraro. I due sono stati freddati da diversi colpi di pistola. E al momento è questa l’unica certezza. Sugli autori e sul movente le indagini segnano il passo.