Notiziario di Mercoledì 16 Agosto 2006
Tredici bidoni per dire grazie sindaco. Grazie per l’acqua che manca e che costringe l’anonima famiglia residente in via Crispi, ad Agrigento, e tantissime altre, a patire la sete anche nel periodo clou dell’estate. Una forma insolita e plateale per protestare contro l’ennesima emergenza idrica che sta facendo dannare gli agrigentini, nonostante gli annunci e le promesse. Una protesta per certi versi clamorosa considerata la proverbiale apatia degli agrigentini che solo in pochissime occasioni sono scesi in piazza a reclamare i propri diritti e a manifestare il proprio disagio per una situazione che si protrae ormai da quasi mezzo secolo. E così anche il ferragosto 2006 passerà agli annali come quello della sete. Oggi ai serbatoi comunali, informa una nota di Palazzo dei Giganti, sono pervenuti 202 litri di acqua al secondo. La situazione rimane però critica, si legge ancora, a causa dei 4 giorni di interruzione di fornitura da parte del dissalatore di Gela. Solo da questa mattina la dissalata ha ripreso ad affluire ai serbatoi, ma, secondo gli esperti, occorre recuperare almeno i 20 litri al secondo per il ripristino della portata assegnata con ordinanza commissariale e per garantire una ripresa della turnazione. Disagi, come detto, per i cittadini costretti a far fronte, a proprie spese, al rifornimento idrico privato: 50 euro per l'autobotte del Comune e 80 per quella privata e, in entrambi i casi, le liste d'attesa sono molto lunghe. A soffrire di continue rotture comunque non sono solo le condotte di approvvigionamento della città, ma anche quelle dell'erogazione del comune. Oltre le varie perdite e le diverse rotture, i cittadini lamentano disparità nella distribuzione. E oltre al danno si aggiunge anche la beffa. Infatti la gente segnala che l'erogazione idrica avviene spesso nelle ore notturne e, pertanto si vede costretta a trascorrere una notte in bianco. Per ripristinare i turni di erogazione, insomma, occorre che arrivino 220-240 litri d’acqua al secondo. Eppure con meno della metà, ad inizio degli anni Novanta, un commissario ad acta, nominato dalla Regione, riusciva a garantire turni d’acqua ogni 3-4 giorni. Ecco perché quei tredici bidoni esposti al balcone valgono più di tante parole.