Notiziario di Sabato 16 Ottobre 2004
Svanito nel nulla. Volatilizzato dal carcere di Bergamo praticamente senza lasciare traccia. Per Emanuele Radosta, di Villafranca Sicula, figlio del presunto boss locale Stefano Radosta, assassinato nel gennaio del 91, evaso ieri assieme all’altoatesino Max Leitner, alla sua quarta fuga, sono state fondamentali quelle otto ore trascorse prima che la fuga venisse scoperta. Una fuga favorita dalla complicità di un agente penitenziario che ha confessato tutto. Un giovane sulla trentina che ha detto di avere fatto tutto per denaro. Ha atteso che un collega si assopisse per aprire la cella e far uscire i due detenuti, ai quali ha anche procurato una scala di fortuna per scavalcare il muro di cinta del carcere. L'evasione sarebbe avvenuta attorno all'una di notte. Al loro posto, nei letti della cella, i due detenuti hanno collocato due fantocci confezionati con carta e stracci. Le ricerche si sono estese anche a Villafranca Sicula, paese natale dove vive l’anziana madre e due fratelli, sentiti dai Carabinieri e che si sono detti assolutamente sorpresi dell’evento. Emanuele Radosta, 32 anni, deve scontare una pena di 28 anni di reclusione inflittagli dai giudici d’appello di Palermo e confermata in Cassazione per l’omicidio di Calogero Tramuta, un commerciante di arance di Lucca Sicula, ucciso il 27 aprile del 96. Ma anche una pena di 30 anni per l’omicidio di Giuseppe Borsellino, avvenuto a Lucca Sicula, che dopo l’uccisione del figlio Paolo, aveva scoperto i probabili assassini. I Borsellino, proprietari di una impresa di calcestruzzo, furono assassinati perché non si vollero piegare alle richieste di pizzo. Per il delitto di Calogero Tramuta, avvenuto in una pizzeria del paese, era stato condannato anche Said Aziz, un cittadino marocchino. Secondo i collaboratori di giustizia, l'extracomunitario avrebbe eliminato Tramuta su commissione di Radosta, titolare di un'azienda agrumicola, in contrasto con la vittima per motivi d'interesse. Tramuta, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe intralciato gli affari della società di Radosta. I contrasti sarebbero sorti su una partita di arance commercializzata in Toscana e sull'acquisto di un terreno.