Notiziario di Venerdì 27 Agosto 2004
Molti 'uomini d'onore' non sono soddisfatti di quanto Bernardo Provenzano ha finora fatto per i numerosissimi affiliati detenuti, spesso con pesanti condanne da scontare. Lo afferma la Direzione investigativa antimafia, che nella Relazione semestrale consegnata al Parlamento indica questi ''attriti'' come un possibile fattore di destabilizzazione all'interno di Cosa Nostra. ''Cosa Nostra, presente in tutte le province della Sicilia - si legge nella relazione - non teme rivali tra le altre compagini criminali. Oltre al problema dei mafiosi detenuti, la Dia sottolinea che ''esistono da tempo situazioni di precarieta' degli equilibri interni un po' ovunque, fatta eccezione per la sola provincia di Trapani. Per il resto, sottolinea la Dia, ''la situazione della criminalita' organizzata in Sicilia non presenta segnali di cambiamento rispetto a quanto si e' potuto osservare in questi ultimi anni'', e cioe' da quando ''sono stati catturati Salvatore Riina e Leoluca Bagarella e dalla conseguente assunzione della direzione di Cosa Nostra da parte di Provenzano''. ''La mafia, spiega ancora la DIA, continua ad essere orientata ad esercitare pressioni illecite nei settori economicamente piu' remunerativi'', con particolare riferimento ai lavori pubblici, mediante estorsioni, l'imposizione di forniture di materiali, la diretta partecipazione all'esecuzione dei lavori e l'alterazione della regolarita' delle gare di appalto. Dalle indagini della Dia, inoltre, sono emersi ''gravi indizi di colpevolezza'' a carico di imprenditori che, ''protetti da una facciata di rispettabilita', hanno intrattenuto rapporti con pericolosi rappresentanti di Cosa Nostra. Questi soggetti sono diventati cosi' una 'porta aperta' tra il mondo criminale e la societa' civile: un varco attraverso cui passano non solo intese d'affari, ma anche scambi di favori e messaggi''. In questo senso la Dia parla di un ''perverso rapporto mafia-imprenditoria''. Ma nel giugno 2004, conclude la Dia, si e' assistito al rilancio del tema della dissociazione dei mafiosi, quale unica via possibile per attenuare i rigori di condanne ormai passate in giudicato.