Notiziario di Venerdì 2 Maggio 2003
E’ un bollettino di guerra: 35 il 26 aprile a Lampedusa, 160 il 29 sempre nell’isola; 167 il 30 a Porto Empedocle, 176 ieri, primo maggio, ancora a Lampedusa, 127 oggi nuovamente a Porto Empedocle. Sono i numeri della ennesima emergenza sbarchi di immigrati sulle coste agrigentine. Ben 665 in poco meno di una settimana. Numeri che annunciano un’estate di fuoco. Oggi, come detto, un nuovo sbarco, a Porto Empedocle, il secondo in 48 ore, a conferma di come lo scalo empedoclino sia diventato tappa privilegiata della rotta dell’immigrazione clandestina. L’imbarcazione è approdata sulla spiaggetta sottostante la Torre Carlo quinto stamani all’alba. In tutto 135 immigrati a bordo, per la maggior parte nordafricani ed alcuni iracheni. Una decina di loro, una volta messo piede sulla terra, è riuscita a fare perdere le tracce. Per alcune ore gli agenti di polizia hanno setacciato la zona e anche il centro cittadino. Cinque di loro, invece, sono stati ricoverati all’ospedale San Giovanni di Dio perché stremati dal lungo viaggio. Gli immigrati dicono di essere partiti 6 giorni fa da un porto della Turchia. Come detto è il secondo approdo in due giorni a Porto Empedocle. Mercoledì scorso erano sbarcati 167 immigrati, tra cui 6 donne e un neonato. E gli sbarchi non si sono fermati nemmeno per la festa del primo maggio: a Lampedusa ieri sono sbarcati 166 clandestini, tra cui 10 donne e due bambini. Il barcone è stato intercettato da una motovedetta della Guardia di Finanza a circa mezzo miglio dall’isola e trainata in porto. I clandestini sono in gran parte palestinesi ma anche somali e del Bangladesh. E sui continui sbarchi sulle coste agrigentine oggi interviene il segretario nazionale dell’UIL polizia di Stato, Michelangelo Starita, il quale lamenta la scarsità do operatori di polizia per fronteggiare una tale emergenza, caricata, prosegue, sul lavoro degli operatori agrigentino che sono costretti ad uno sforzo sovraumano. C’è bisogno, continua, di personale per accogliere questi disperati. Dopo tutti questi sbarchi, prosegue, non vorremmo assistere, qualora dovesse verificarsi qualche tragedia, ai soliti piati e alle solite proteste mai applicate. Starita conclude minacciando una protesta di piazza se non arriveranno risposte concrete da Roma.