Notiziario di Martedì 8 Ottobre 2002
8-10-15-18-20. Non sono numeri del superenalotto, ma i giorni di ritardo nella distribuzione dell’acqua ad Agrigento. Una situazione allarmante, drammatica che interessa tutte le zone della città, nessuna esclusa. Del centro o della periferia. Interi quartieri a secco, palazzi senza una goccia d’acqua pur disponendo di cisterne autonome. La gente è disperata: molte famiglie sono costrette a fare uso della minerale per cucinare o lavare la frutta. O a spendere anche 25-30 euro per pagare il classico viaggio della speranza sotto forma di autobotte. Perché, diciamolo con franchezza, l’acqua dai serbatoi comunali per gli autobottisti c’è. E sono tornate le lunghe file davanti alle fontanelle pubbliche di Bonanorone, San Gisippuzzu, Monserrato. Immagini che forse non riusciremo mai a cancellare. Una crisi senza precedenti, l’ha definita il sindaco Aldo Piazza, una situazione al collasso. Eppure Agrigento è abituata, da sempre, a convivere con l’emergenza idrica. Con rassegnazione. Ci si lamenta, ci si dispera, ma poi quando c’è da manifestare e da protestare, si delega ad altri. Com’è avvenuto qualche mese fa. Domani si presenta l’occasione per una nuova mobilitazione. Una raccolta di firme dalle 8 alle 20 davanti alla Prefettura e al Municipio promossa da un cittadino, Ruggero Casesa, che in questi giorni ha ricevuto diversi attestati di stima e solidarietà per l’iniziativa che però vorrebbe si tramutassero in fatti concreti, in una mega-petizione popolare da inviare al Capo dello Stato, Ciampi. Alla sua iniziativa hanno aderito tra gli altri la Federconsumatori e il deputato Lillo Miccichè, autore di una marcia per l’acqua. La stessa che sempre domani organizzeranno gli agricoltori licatesi esasperati per una situazione sempre più insostenibile. E l’emergenza idrica nell’agrigentino finisce sul tavolo del vice presidente del Consiglio, Gianfranco Fini. A rassegnare la drammatica situazione è il presidente provinciale di AN Angelo Biondi che in una nota sollecita interventi forti ai vari livelli per reperire nella prossima finanziaria le necessarie risorse per far uscire dall’emarginazione la provincia di Agrigento, definita una piccola Albania d’Italia.