Notiziario di Giovedì 19 Novembre 1998
Calogero Mannino rischiò di essere ucciso dalla mafia perché nel 92 aveva assunto posizioni nettamente contrarie e cosa nostra. Lo ha sostenuto oggi Giovanni Brusca di fronte ai giudici della quarta sezione del tribunale che Processa l'ex ministro Mannino doveva essere ucciso proprio da Brusca su ordini precisi di Totò Riina.Brusca a sua volta affido' l' incarico ad Antonino Gioe' e Michelangelo La Barbera di pedinare il ministro per pianificare l' agguato. ''Dopo dieci giorni -ha aggiunto il teste- Biondino sospese l' ordine di morte''. Secondo Brusca, ''la decisione venne presa perche' i capimafia dovevano concentrarsi sulla preparazione degli attentati ai giudici Falcone e Borsellino''. La mafia, ha spiegato Brusca, ha ''colpito'' Mannino nel '92, ''danneggiando il suo comitato elettorale di Misilmeri per distogliere l' attenzione sulla preparazione degli attentati al giudici Falcone e Borsellino''. Secondo Brusca, non ci sarebbe nessun rapporto fra Mannino e la mafia. ''Era solo uno che gestiva - ha concluso - i suoi rapporti politici con imprenditori dell' agrigentino, in cambio di favori''. Immediata la risposta dell' ex ministro che ha così replicato ''E' stato doloroso essere processato per concorso in reato associativo ma lo e' anche il dover trarre ragioni della mia difesa dalle dichiarazioni di chi viene portato in processo per accusarmi ed invece presenta una versione dei fatti accaduti in questi anni in Sicilia che li puo' chiarire''. Mannino ha continuato dicendo la mafia non voleva essere disturbata e pretendeva dai politici quando non l' ossequio, il silenzio. Da parte mia non ci fu mai ne' l' uno ne' l' altro''. ''Quando - ha proseguito - Cosa nostra scelse la strategia terroristica che avrebbe colpito Falcone e poi Borsellino, Mannino era l' altro obiettivo. Cosa nostra vedeva in me e nella Dc, che in piena campagna elettorale del '92 viene fatta segno di alcuni attentati, gli avversari da abbattere''.