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Via libera della Corte dei Conti ai prepensionamenti in Sicilia. Più di 4 mila i dipendenti regionali interessati. Un’operazione da 300 milioni di euro.
Notiziario di Mercoledì 1 Novembre 2006

In apertura la clamorosa sentenza della Corte dei Conti della Sicilia che ha dato il via libera ai prepensionamenti. Chi ne ha fatto richiesta potrà andare a riposo con 25 anni di servizio. Il provvedimento riguarda ben 4 mila dipendenti. Nel 2003 a disporre il blocco alle baby pensioni è stato il presidente della Regione, Cuffaro. Un provvedimento contro il quale furono presentati migliaia di ricorsi. E per le già anemiche casse della Regione si prevede un ulteriore buco di 300 milioni di euro. Intanto, proprio sul bilancio si registra uno scontro tra Cimino da una parte e Cuffaro e Lo Porto dall’altra. Seguiamo.
E’ la carica dei 102. Sono i primi dipendenti regionali che a giorni andranno in pensione con 25 anni di servizio. E questo grazie alla sentenza della Corte dei Conti che ha rimosso il blocco alle cosiddette pensioni baby, deciso nel 2003 dal presidente della Regione, Salvatore Cuffaro. Una sentenza che riguarda circa 4 mila dipendenti, un vero e proprio esodo che, come detto, il governatore aveva cercato di bloccare per evitare un collasso alle casse regionali. Una storia, quella dei prepensionamenti, che parte nel 2000, quando viene approvata una norma che prevede di andare in pensione con 25 anni di servizio, 20 per le donne con figli minorenni. Quell'anno, però, si decise di uniformare il sistema pensionistico a quello in vigore per gli statali. Venne concessa un'ultima finestra a 4.619 dipendenti che avevano maturato i requisiti e chiesto di andare via anticipatamente. Solo 600 però fecero in tempo ad abbandonare le loro scrivanie. Gli altri furono fermati sull'uscio dei loro uffici all'ultimo momento, alla fine del 2003. Ne seguì una battaglia a colpi di carta bollata e di ricorsi che adesso produce i primi effetti a favore dei dipendenti, con un aggravio per le casse regionali. Se gli altri quattromila dipendenti che hanno maturato i benefici sino al blocco decidessero di andare via chiedendo l'applicazione della sentenza appena emessa, si profila un "buco" di circa 300 milioni, i soldi necessari alla liquidazione del Tfr, più gli adeguamenti di legge. Proprio nei giorni scorsi, il deputato di Forza Italia, Michele Cimino, presidente della commissione Bilancio, aveva presentato un disegno di legge per regolare la materia relativa al blocco dei prepensionamenti. La norma prevede la possibilità per il dipendente di sottoscrivere una dichiarazione che confermi la volontà di essere posto in pensione, accettando il differimento della buonuscita e rinunciando a qualsiasi pretesa per ricorsi sul blocco del pensionamento. E lo stesso Cimino è al centro di un attacco congiunto sferrato da Cuffaro e dall’assessore Lo Porto sul rinvio a venerdì dei lavori della commissione Bilancio per l’esame della norma di assestamento tecnico del documento contabile. Rinvio dovuto al fatto il Governo, sino a tarda sera, non aveva trasmesso gli emendamenti. Cimino convochi responsabilmente la commissione, aveva detto Cuffaro, per il quale l’Esecutivo ha compiuto sforzi non indifferenti per reperire fondi per i Comuni, per i lavoratori forestali e dell'Ente di sviluppo agricolo e per il fermo biologico della pesca. Lo Porto si era detto addirittura atterrito per la decisione di Cimino che in serata precisava: ho atteso dalle 9 di ieri mattina che Lo Porto portasse in commissione gli emandamenti del governo che solo alle 20.19 la commissione ha ricevuto. Emendamenti, ha concluso, privi delle relazioni tecniche, fondamentali per l'approvazione.
 
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