Notiziario di Sabato 16 Aprile 2005
Una sentenza annunciata. Così Calogero Sodano, senatore dell’UDC ed ex sindaco di Agrigento, commenta la condanna ad un anno emessa nei suoi confronti ieri dai giudici della sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Luigi Patronaggio, nel processo Sorella Acqua. Una sentenza annunciata, sostiene, come già lo furono quelle che l’hanno preceduta e come lo sono quelle che seguiranno. Non posso dichiarare il mio sgomento di fronte al puntuale svolgersi di un quadro già delineato e prevedibile, prosegue Sodano. La sentenza mi condanna per avere dato acqua inquinata senza considerare le responsabilità dei funzionari e ignorando totalmente le risultanze della perizia del Tribunale stesso che ha escluso l’esistenza di qualsivoglia pericolo per gli utenti. Per Sodano, dunque, un reato inesistente. L’assurdo, prosegue, si accompagna al grottesco: da sindaco ho arginato l’abusivismo nella nostra città e sono stato condannato per averlo favorito. Altresì da sindaco ho dato acqua e acqua buona ai cittadini e per questo vengo condannato. Se tutto ciò non fosse il drammatico, segno di una giustizia malata e inquinata, continua Sodano, sarebbe persino ridicolo e paradossale. Di fronte ad un collegio giudicante nel quale si alternano gli stessi componenti nei diversi processi che mi riguardano, conclude il senatore, non posso che disperare dell’esistenza di una giustizia sociale che proclami la verità dei fatti. Ciò però non mi toglie fiducia in una Giustizia superiore che nel tempi dia giuste risposte e sacrosante aspettative.