Notiziario di Venerdì 10 Ottobre 2003

Gli equilibri si sono rotti. All’interno di Cosa Nostra di Agrigento la pax sembra finita. Tra le cosche è ormai guerra per il predominio del territorio. Ne sono convinti gli inquirenti che farebbero risalire proprio alla nomina di Maurizio Di Gati, di Racalmuto, a capo di Cosa Nostra provinciale, il momento della rottura. Una elezione avvenuta nel corso del summit di Santa Margherita Belice, interrotto dall’intervento delle Forze dell’Ordine e che avrebbe scatenato la reazione di Giuseppe Falsone, di Campobello di Licata, che alla poltrona di capomafia aspirava. E così, lungo la strada della ricerca dei nuovi equilibri in Cosa Nostra, si contano già i primi morti. La scia di sangue si è aperta il 13 agosto scorso, a Favara, con l’omicidio di Carmelo Milioti, di Favara, imprenditore in odore di mafia. Ieri l’agguato di Sant’Angelo Muxaro, vittima Giuseppe Bruno, un pastore di 29 anni, fulminato con due colpi di lupara appena sceso dal suo fuoristrada. Un uomo senza precedenti penali, ma, secondo le forze dell’ordine, con amicizie e frequentazioni con esponenti mafiosi, quali i Fragapane di Sant’Elisabetta. Due omicidi che rischiano di aprire un’altra stagione di sangue, come quella a cavallo degli anni Ottanta e Novanta. Intanto sarà eseguita domani, nel cimitero di Sant’Angelo Muxaro, l’autopsia sul cadavere di Giuseppe Bruno. L’esame autoptico dovrà stabilire con esattezza il tipo di arma usata dai sicari per eliminare il giovane pastore sposato e padre di due figli. Per tutta la giornata di ieri sono state sentite numerose persone in qualche modo legate alla vittima. Le indagini, come si sa, sono passate sotto la direzione della Distrettuaale Antimafia di Palermo, i cui magistrati stanno cercando di capire cosa effettivamente si sia rotto all’interno di Cosa Nostra di Agrigento.

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