Notiziario di Mercoledì 8 Gennaio 2003
Pubblico freddo, e non solo per mancanza di riscaldamento, per il secondo appuntamento proposto dal cartellone del “Pirandello”, “Le Metamorfosi di un suonatore ambulante”, un classico della commedia napoletana targata Peppino De Filippo e riallestita dal figlio Luigi. Il grande Peppino la scrisse nel 1960 e fu subito un successo di critica e di pubblico, non solo in Italia. A distanza di oltre 40 anni, Luigi De Filippo ne propone un allestimento fedele che unisce la farsa napoletana con il teatro leggero italiano. Una commedia, come detto, accolta con freddezza dal pubblico agrigentino probabilmente ormai di palato fine ed esigente. Eppure la farsa napoletana non si differenzia molto da quella siciliana dove troviamo numeri, canzoni e macchiette. Con l’immancabile risvolto umano dell’arte dell’arrangiarsi, della pazienza e della rassegnazione tipiche della sicilianità e dell’agrigentinità in particolare. La trama della commedia è basata sulle comiche avventure di un suonatore ambulante, Luigi De Filippo, il quale, impegnato a favorire le nozze di un giovane nobile con una fanciulla tenuta in schiavitù da un vecchio zio avaro e dispotico, si traveste da stravagante filosofo, da statua di Giulio Cesare, da bambino di due anni ed infine da terrificante scheletro danzante. Intorno a lui si muovono pittoreschi e buffi personaggi che di volta in volta favoriscono od ostacolano le disavventure. Il suonatore è il vero nodo dell’azione, il tramite fra i vari personaggi; allegro, ma povero fino alla fine, senza speranza di cambiare. Non mancano momenti comici, affidati di solito ai servi e alle battute maschiliste sulle donne. De Filippo mette la sua bravura, non solo di interprete ma anche di regista, per restituire uno spettacolo scoppiettante, dai ritmi travolgenti come quello della tarantella finale. Uno spettacolo rallegrato da un'orchestrina e sostenuto da una ottima compagnia.