Notiziario di Lunedì 10 Gennaio 2000
Cinque ore interamente dedicate a cercare di smontare tesi e documentazione portate dalla pubblica accusa a supporto della misura di prevenzione del soggiorno obbligato e la confisca di beni per diverse decine di miliardi di lire. La difesa dell'imprenditore agrigentino Filippo Salamone, l'altro ieri, è passata al contrattacco giocando tutte le carte per far pendere la decisione dei giudici dalla propria parte. Sono stati ben cinque gli avvocati che hanno relazionato davanti alla speciale sezione misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento, presieduta da Maria Agnello. Salamone come in altre occasioni, era presente nell'aula del terzo piano del palazzo di giustizia di piazza Gallo.Il sequestro dei beni e la proposta del soggiorno obbligato sono state definite dall'avvocato Sergio Monaco, assurde ingiuste e prive di fondamento. Il legale palermitano, ha insistito sul punto di vista difensivo che disegna Salamone come vittima della logica mafiosa e non, come sostenuto dall'accusa, come capo burattinaio degli appalti.