Notiziario di Sabato 23 Settembre 2006
Nove mesi dopo il brutale omicidio di Stefano Di Giacomo, 29 anni, ucciso durante un tentativo di rapina la vigilia di Capodanno, le forze dell’ordine e la magistratura hanno fatto piena luce. I carabinieri hanno fermato cinque giovani ritenuti gli autori della rapina avvenuta in una villetta nelle campagne di Siculiana, mentre era in corso una partita a carte tra una ventina di ragazzi e ragazze. I militari sono arrivati ad individuare i componenti del commando attraverso indagini che si sono concluse con la richiesta del fermo di polizia giudiziaria. Quattro di loro avrebbero partecipato alla rapina facendo irruzione nella villetta mentre il quinto sarebbe stato il basista del colpo ed era in casa a giocare a carte con la vittima durante l'irruzione degli altri complici. Stamani la conferenza stampa. Vediamo.
E rievochiamo la tragica notte tra il 30 e 31 dicembre scorsi, quando all’interno di una villetta di Siculiana si consumò l’omicidio di Stefano Di Giacomo. Seguiamo quest’altro servizio.
Vigilia di Capodanno 2006, ore 3 della notte tra venerdì 30 e sabato 31 dicembre 2005. Un gruppo di giovani agrigentini si trova in una villetta di Siculiana, nella zona Pietre Cadute, per una giocata a carte. All’improvviso la trafedia: una banda di rapinatori fa irruzione per una rapina. I rapinatori, tre o forse quattro, con armi in pugno, fucile e pistole, e con il volto coperto da passamontagna, entrano dalla porta principale, in quel momento aperta. Sparano dei colpi in aria, come avvertimento. Una volta dentro intimano ai presenti di dar loro tutto il denaro. Poi uno di loro, senza un motivo apparente, spara. Un proiettile raggiunge alla testa Stefano Di Giacomo, 29 anni, di Aragona. Magro il bottino: appena mille euro. L’autopsia conferma che la pallottola che ha ucciso il ragazzo è penetrata nel cranio all'altezza dell'orecchio e non è fuoriuscita. Opera di balordi, si disse subito dopo l’omicidio, gente inesperta che non fanno i rapinatori di mestiere. Di Giacomo, ex portiere di una squadra di calcio, era molto noto ad Aragona. Si era da poco laureato in Geologia e aveva compiuto un master nel consorzio del Voltano. Accanto a lui la fidanzata, sotto shock. Un delitto che ha scosso l’opinione pubblica. Tanta commozione, tanti occhi luci ai funerali del ragazzo celebrati il 2 gennaio successivo. Tutto il paese ha voluto stringersi, per l’ultima volta, attorno alla bara di Stefano. Ad officiare la messa è stato don Angelo Butera, il quale nell’omelia ha avuto parole forti di condanna, ma anche di speranza perché giustizia venga fatta. Ha poi letto un toccante messaggio dell’arcivescovo di Agrigento, mons. Carmelo Ferraro, sul ruolo delle famiglie: dov’erano i genitori degli assassini, si chiede il presule. Cosa hanno fatto per educare i loro figli. All’uscita della bara dalla Chiesa gli applausi della gente.