Notiziario di Lunedì 1 Settembre 2003
Due settimane fa l’omicidio di Carmelo Milioti, a Favara, trucidato in una sala da barba. Sabato scorso, a Palermo, l’uccisione di Antonino Pelicane, incensurato, ma con parentele di mafia. Due omicidi che per Sergio Lari, procuratore aggiunto della direzione distrettuale di Palermo, smentiscono la recente relazione del Viminale sullo stato della mafia in Sicilia, sui presunti nuovi equilibri raggiunti all’interno di Cosa Nostra tra il falco Totò Riina e la colomba Bernardo Provenzano. Sergio Lari non ha dubbi: all’interno delle cosche mafiose si sono rotti gli equilibri. Negli ultimi anni, ha proseguito, ci sono stati molti arresti a Brancaccio e la mafia sostituisce presto i suoi uomini. Per Lari, insomma, non c’è alcuna pace mafiosa: il rapporto del Viminale, conclude, è già smentito dall'omicidio di Carmelo Milioti a Favara''. Una relazione, quella del Ministero degli Interni, che ha già provocato diverse polemiche e reazioni anche all’interno della DDA palermitana, al cui interno sarà discussa nei prossimi giorni. Secondo questa relazione Cosa Nostra continuerebbe a mantenere il controllo capillare del territorio e che il boss corleonese Bernardo Provenzano, latitante da oltre 40 anni, è saldamente alla guida di un' organizzazione criminale che sembra avere assorbito i contraccolpi di pentimenti ''eccellenti'' e ricomposto i contrasti interni tra ''falchi'' e ''colombe''. Nuovi squarci sulla realtà di Cosa nostra sono stati offerti dalla collaborazione dell'ex boss di Caccamo Nino Giuffrè. Particolarmente forte e pericolosa la mafia agrigentina. Ben tre esponenti risultano tra i 30 latitanti più pericolosi d’Italia: sono il racalmutese Maurizio Di Gati, la cui elezione a capo di cosa nostra agrigentina è avvenuta nel corso di un summit di mafia, interrotto dalle forze dell’ordine, Gerlandino Messina e Giuseppe Putrone, entrambi di Porto Empedocle. I gruppi agrigentini, si legge nel rapporto, hanno dimostrato una spiccata vocazione all'infiltrazione nei settori economico-finanziari'' ed un forte coinvolgimento nella gestione degli immigrati clandestini che costantemente sbarcano a Lampedusa e Linosa.