Notiziario di Martedì 15 Aprile 2003
Capelli castano chiari, quasi rossicci, gote rosse, poco stempiato, tarchiato, senza cicatrici visibili e alto un metro e sessanta circa: è il volto aggiornato di Bernardo Provenzano, il Capo di Cosa Nostra, latitante da 40 anni. Il volto è stato rielaborato al computer grazie alle meticolose indicazioni del pentito Nino Giuffrè, suo ex braccio destro. Il collaboratore di Giustizia è stato più volte interrogato su questo argomento dai magistrati della Procura di Palermo ed anche dal procuratore Pietro Grasso. Il fotofit, tuttora segretissimo, è stato affidato dalla Procura al servizio centrale operativo della polizia, che l'ha 'girato' alla squadra mobile di Palermo ed al Ros dei carabinieri: il vero volto di Provenzano, in sostanza, è conosciuto soltanto dai gruppi speciali dei due corpi che da anni danno la caccia alla primula rossa di Corleone. Smentite le voci su una malattia di Provenzano e su un periodico ricorso alla dialisi che il boss sarebbe stato costretto a subire e che ha indotto i magistrati della procura a disporre un blitz, qualche anno fa, in numerosi ospedali e cliniche private di Palermo e della provincia. A 70 anni, compiuti due mesi fa, Provenzano guida ancora la macchina, si sposta da solo per le strade della provincia e non ha segni evidenti di identificazione. Il fotofit compiuto nei laboratori della polizia, a Roma, sarebbe stato realizzato, oltre che sulla base della descrizione aggiornata di Giuffrè, che l'avrebbe visto per l'ultima volta nel gennaio 2002, anche tenendo conto delle descrizioni di altri collaboratori che hanno incontrato il boss in passato, da Giovanni Brusca ad Angelo Siino. Secondo indiscrezioni, inoltre, il fotofit sarebbe stato mostrato anche al dichiarante Pino Lipari, ritenuto dalla procura non attendibile, il quale avrebbe confermato la sostanziale identificazione con il volto di Provenzano. E sarebbe stata proprio una notevole somiglianza con il fotofit l'errore che ha condotto un gruppo di agenti scelti della squadra catturandi a portare in questura, la scorsa settimana, il custode di uno stabile della zona residenziale di Palermo, scambiato per Bernardo Provenzano.