Notiziario di Sabato 3 Settembre 2005
All’indomani del massacro, una mano anonima scrisse: qui è morta la speranza dei palermitani onesti. Fu il primo segnale, il primo moto di rivolta delle coscienze dei cittadini, della società civile che dieci anni dopo, con le stragi Falcone e Borsellino, raggiunsero il picco più alto. Non sappiamo davvero se quella tragica sera di venerdì 3 settembre 1982, a Palermo, in via Isidoro Carini, morì la speranza degli onesti. Di certo quella sera la mafia chiuse i conti con Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto per 100 giorni. Alle 21,15 il commando entrò in azione, uccidendo anche la moglie, Emanuela Setti Carraro e l’agente di polizia Domenico Russo. Mandanti ed alcuni esecutori del massacro sono stati condannati all'ergastolo. Un impulso alle indagini venne dato dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Calogero Ganci e Francesco Paolo Anzelmo, che si sono autoaccusati del delitto indicando i nomi dei presunti complici che spararono a bordo di due motociclette e un'auto con due kalashnikov contro la A112 del generale condotta dalla moglie. Dalla Chiesa giuse a Palermo all’indomani dell’omicidio di Pio La Torre. Chiese con forza poteri speciali, che non ebbe mai. Non sono qui a Palermo, disse, a firmare patenti. Cento giorni appena durò la sua missione. Pochi ma sufficienti perché partisse la stagione delle inchieste scottanti che da un lato portarono a svelare intrecci tra mafia – politica – affari e dall'altro alla nascita ed allo sviluppo di una coscienza civile che tanto ruolo ha avuto nel rompere il dominio della cultura mafiosa. Nei suoi 100 giorni a Palermo Dalla Chiesa avviò i incontri con i giovani, con gli studenti. Andò a parlare agli operai dei cantieri navali di legalità e di animafia. Tutto finì il 3 settembre dell’82. Famoso l’anatema pronunciato ai suoi funerali dal cardinale Salvatore Pappalardo: mentre Roma discute, Palermo è espugnata. Oggi si sono tenuti incontri e manifestazioni per ricordare l’anniversario di Dalla Chiesa. Per il capo dello Stato, Ciampi, il suo sacrificio ha segnato il lungo percorso nella lotta contro il terrorismo e contro la mafia. Sacrificio non vano, secondo Michele Cimino, assessore regionale che ha preso parte alla cerimonia ufficiale di Palermo in rappresentanza del governo.