Notiziario di Lunedì 22 Agosto 2005

Mia vecchia cara Porto Empedocle. Comincia così una lettera inviata alla nostra posta elettronica. A firmarla Giuseppe Vita, 41 anni, sposato e papà di due bambini. Una città cambiata, in peggio sottolinea con una punta di amarezza. Appartengo, scrive, ad una generazione che ricorda sempre i tempi nei quali la cittadina marinara veniva decantata come un fiore all'occhiello per la provincia. Un tempo nella vecchia, carissima via Roma, dal lunedì alla domenica, le passeggiate iniziavano a tarda sera e si concludevano a notte inoltrata. Il famosissimo Caffè Castiglione era letteralmente il centro della via principale. E cosa dire della piazza Kennedy? Era semplicemente stupenda, con una fontana che zampillava tutto il giorno, con decine di pesci rossi nella vasca. Fra noi bambini di quella generazione, continua Giuseppe Vita nel suo amarcord, si respirava un'aria fatta di sincerità, di spensieratezza, si poteva tranquillamente passeggiare da soli, andare e tornare dalla scuola senza problemi. Cos'è successo alla mia Porto Empedocle? si chiede. E' mai possibile che un così grande abisso divida la città nella quale io sono cresciuto da quella nella quale vivono adesso i miei figli? Giorno dopo giorno, Porto Empedocle è sempre più depressa, sempre più giù. La sporcizia si trova in tutti gli angoli ed in tutte le strade. E cosa dire del problema dell’acqua? Altro punto dolente è la sua ingovernabilità. E' possibile che un sindaco si dimetta prima del termine del suo mandato? E lo sviluppo economico? Pochi anni fa si parlò a lungo della centrale a biomasse. Altrove sono state realizzate e hanno portato benessere. Qui, invece, sono state giudicate nocive per l'ambiente. Nel frattempo, i giovani se ne vanno. Io amo sempre la mia via Roma, la mia città, quando viaggio dico senza pudore "Sono di Porto Empedocle, provincia di Agrigento", continua Giuseppe Vita. Però, vorrei qualcosa di diverso, qualcosa di più vivibile, se non altro almeno per i miei figli. Sono convinto che anche loro, un giorno, dovranno fare fagotto ed andare via da qui". Una lettera dura, spietata e reale. Un atto d’amore verso Porto Empedocle.

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