Notiziario di Mercoledì 10 Settembre 2003
Iniziano domani, nel carcere Pagliarelli di Palermo, i primi interrogatori delle 5 persone arrestate ieri all’alba, a Sciacca, nel corso dell’operazione antimafia “Itaca” che ha stroncato un’organizzazione dedita al controllo del racket delle estorsioni. Tra gli arrestati anche il presunto referente di Cosa Nostra della zona di Sciacca, Carmelo Bono, 80 anni, ritenuto il successore di Salvatore Di Gangi, arrestato nel 2000 e vicino a Maurizio Di Gati, latitante, considerato il capo di Cosa Nostra della provincia di Agrigento, assieme all’altro presunto boss latitante, Falsone. Su Carmelo Bono in particolare si appuntano le attenzioni dei magistrati antimafia della DDA di Palermo. Un boss vecchio stampo, sfiorato in passato dalle inchieste di mafia e che solo per un soffio è sfuggito alla cattura, nel luglio 2002, durante l’irruzione della polizia al casolare di Santa Margherita Belice, nel quale era in corso un summit di mafia. Bono non era presente perché al suo autista avevano tolto la patente. Un boss vecchio stampo, dicevamo: non usava cellulare, né telefono fisso e di appalti, estorsioni, e pizzo da imporre alle imprese discuteva solo di persona, a braccetto coi capimafia della zona. A lui gli investigatori sono arrivati seguendo le tracce di Accursio Indelicato, uomo d’onore di Sciacca, condannato per l’omicidio del fratello di un pentito napoletano, rientrato nei ranghi della famiglia dopo avere scontato la pena. Mesi di intercettazioni hanno svelato i nuovi assetti dell'organizzazione, legata a filo doppio con il boss latitante Matteo Messina Denaro. Ed è emerso che con gli anni Bono aveva fatto carriera. Da semplice uomo d'onore era arrivato alla guida della cosca. A lui venivano chieste autorizzazioni, lui decideva il pizzo da imporre alle imprese, attività che più contribuiva a foraggiare le casse dei boss, lui dirimeva le controversie tra gli uomini d'onore.