Notiziario di Venerdì 21 Ottobre 2005

Non solo mafiosi. A corpire la latitanza dorata di Bernardo Provenzano, numero uno di Cosa Nostra e primula rossa da 42 anni, sono anche rappresentanti delle istituzioni, politici, imprenditori e forze di polizia. A parlare così è Pietro Grasso, alla sua prima uscita ufficiale da neo procuratore nazionale antimafia. Una dichiarazione coi botti, la sua, che non è passata sotto silenzio. Parole che hanno provocato la reazione del presidente del Copaco Enzo Bianco che ha annunciato di volerlo convocare al più presto. "Conosco Grasso, ha detto Bianco, è persona seria e lo stimo come uomo e come magistrato. So che non ama sovraesposizioni e quando parla lo fa a ragion veduta. Se ha detto quelle cose certamente ha le sue buone ragioni. "Se le cose denunciate da Pietro Grasso fossero vere, sarebbe gravissimo", ha invece replicato uno dei difensori di Provenzano, Salvatore Traina. Nell'intervista Grasso ha sottolineato che a coprire Provenzano non è solo "un'organizzazione criminale" ma una copertura "che viene da intere fasce sociali". "Abbiamo scoperto che un imprenditore riceveva da un sottufficiale della forza di polizia delle informazioni sulle nostre indagini, ha continuato. L'imprenditore era collegato a Cosa nostra e quindi le indagini nostre venivano conosciute direttamente da Provenzano". Ma Grasso chiama in causa politici e istituzioni, parlando dell'ex presidente del Consiglio comunale di Villabate Francesco Campanella, colui che ha fatto mettere i timbri sul documento falso di Provenzano. "Questo dà l'esatta misura, ha sottolineato ancora Grasso, di come Cosa nostra riesca a infiltrarsi nelle istituzioni. Campanella è l'interfaccia tra Cosa nostra e le altre categorie sociali, perché ha dei rapporti con la politica, ha una finanziaria, ha dei rapporti a Roma con vari ministeri, insomma, ha concluso Grasso, è quello che dà veramente la forza dell'organizzazione, la capacità di infiltrarsi e di avere questi collegamenti con l'esterno".

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