Notiziario di Mercoledì 5 Gennaio 2000
''Le richieste di Lo Giudice? Sono solo propaganda che gli serve per mantenere alcuni incarichi''. Un deputato della maggioranza liquida cosi' le polemiche nate in questi giorni dopo la rotazione di tre deleghe nella giunta regionale siciliana presieduta dal diessino Angelo Capodicasa. A innestare la miccia e' stato proprio Vincenzo Lo Giudice (Udeur), 61 anni, che si era mostrato critico nel passare dal Territorio ai Lavori Pubblici. L' assessore attende di incontrare Capodicasa, in questi giorni a Londra, per comunicargli che intende, attraverso il suo nuovo incarico, avviare il riordino delle coste: una sorta di sanatoria edilizia. Lo Giudice sa pero' che questa sua proposta si infrange contro i programmi della maggioranza e soprattutto trova l' ostracismo di Rifondazione comunista. Nei giorni scorsi era anche circolata la voce che Lo Giudice avrebbe chiesto di mantenere la delega per l' emergenza idrica. Ma in ambienti del centro sinistra si sottolinea che ''nessuno ha mai pensato di rimuoverlo da questo incarico'' che fra l' altro e' di competenza dei Lavori Pubblici. Lo Giudice e' anche vicecommissario per le discariche. ''In questo settore - afferma - aspetto di sapere quel che Capodicasa nella sua veste di commissario vuole fare''Il parlamentare di Canicatti', in provincia di Agrigento, ex Psdi, ha gia ricoperto nella passata legislatura la carica di assessore ai Lavori Pubblici. Negli scorsi governi di centro destra presieduti da Giuseppe Provenzano e Giuseppe Drago ha avuto assegnata la delega al Territorio che ha mantenuto fino ad ora. Secondo Drago (Ccd) ''questa situazione e' la conferma di un governo nato male senza progetto per la Sicilia. Il balletto e' tra chi deve gestire i cosiddetti ''affari'' e non su come realizzare le vere riforme elettorali e della pubblica amministrazione''. Aggiunge Francesco Di Martino (Sdi): ''la coalizione di centro sinistra e l' opinione pubblica non possono appassionarsi alle sovreccitazioni di qualche assessore regionale che pretende di decidere a propria discrezione quale poltrona assessoriale occupare o quali deleghe farsi attribuire, fingendo di ignorare gli accordi di governo e le determinazioni del presidente della Regione''.