Notiziario di Domenica 28 Settembre 1997

La cronaca giudiziaria domina anche oggi la prima pagina del nostro telegiornale. Riflettori su Palermo e Agrigento, sia pure per fatti e avvenimenti distinti. Cominciamo da Palermo, parlando dello scontro subito rientrato all’interno della Procura tra il capo dell’ufficio Grasso e i suoi due aggiunti Lo Forte e Scarpinato. I due, dopo una lunga riunione, hanno deciso di ritornare sui propri passi.La temuta e pericolosa nuova stagione di veleni al Palazzaccio di Palermo nasce e muore nel giro di un giorno. Lo scontro all’interno della DDA, tra il procuratore Grasso e i suoi due aggiunti, Lo Forte e Scarpinato, è rientrato. Dopo otto lunghe ore di franco e leale confronto, come è stato precisato in una nota, Guido Lo Forte e Roberto Scarpinato hanno ritirato le dimissioni e si sono detti disponibili a proseguire nelle loro funzioni d’ufficio. Grasso, insieme agli altri PM, ha espresso stima e fiducia incondizionata ai due colleghi, memorie storiche del Pool antimafia e tra i più fedeli all’ex Procuratore Caselli, e altrettanto hanno fatto loro nei confronti del Capo della Procura e degli altri colleghi. Pace fatta, dunque. Eppure quella di ieri è stata una lunga giornata di tensione e nervosismo al Palazzo di Giustizia, scandita da riunioni e assemblee. Nell’incontro decisivo, cominciato alle 16 e conclusosi all’una di notte, i componenti della DDA hanno preso in esame vari aspetti dell'attività portata avanti in questi ultimi mesi dai magistrati, in particolare per quanto riguarda la gestione del pentito Nino Giuffré, di cui Lo Forte e Scarpinato avevano lamentato di essere stati esclusi. Durante l'assemblea, sostengono i PM, sono state analizzate e valutate le ragioni del disagio manifestato dai procuratori aggiunti che avevano chiesto la revoca dell’incarico ed è stata ribadita l’unità nell'azione di contrasto alla criminalità mafiosa e respinta ogni tentativo di strumentalizzazione. Dunque, l'antimafia giudiziaria non si sgretola, la gestione delle rivelazioni del pentito Nino Giuffrè riceverà nuovi impulsi. E proprio sul pentimento di Manuzza erano sorti i contrasti con Lo Forte e Scarpinato, tenuti fuori da Grasso che, preoccupato dalle fughe di notizie sempre in agguato, aveva deciso di blindare i verbali, di ordinare ai magistrati di redigerli direttamente, di dosare con il contagocce le prime deleghe alla polizia giudiziaria, di ipotizza di distribuire “fette” di dichiarazioni a singoli PM. Troppo per Lo Forte e Scarpinato, abituati, nell’era Caselli, a valutazioni globali delle collaborazioni. E ieri l’esplosione del caso con le lettere di dimissioni sul tavolo di Grasso, la riunione collegiale convocata dal procuratore generale Salvatore Celesti e infine il chiarimento finale con il dietro front di Lo Forte e Scarpinato. Vera pace o tregua armata? I prossimi mesi ce lo diranno.E proseguiamo con la giudiziaria, occupandoci delle vicende agrigentine che però stanno avendo riflessi nazionali. Ci riferiamo alla decisione presa da alcuni imputati del processo cosiddetto “depuratore” di chiedere il trasferimento in altra sede del dibattimento poiché, sostengono i loro legali, i giudici agrigentini non avrebbero la serenità necessaria per giudicare i fatti. Insomma, prove tecniche del principio del legittimo sospetto previsto dal disegno di legge del senatore agrigentino Cirami. E tra gli imputati che hanno chiesto di trasferire il processo c’è anche l’ex sindaco Sodano, oggi senatore. E stamattina Sodano, ad inizio di udienza del processo cosiddetto Favara Ovest, ha avanzato la nuova richiesta. Su questi fatti sempre oggi Giuseppe Arnone, della Legambiente, ha tenuto una conferenza stampa.

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